a cura di GIULIA SCARINGELLA E GIULIA BARTOLI

Finalmente, dopo anni di stop forzato, il Canavese torna ad essere “terra di Carnevale”, manifestazione molto sentita nelle nostre zone che si attivano con sfilate, carri allegorici e maschere a partire dal periodo post-natalizio fino ad arrivare all’inizio della Quaresima, che quest’anno cadrà di mercoledì, il  22 febbraio. 

Vi accompagneremo in un viaggio pieno di coriandoli festeggiando con voi tre storici Carnevali che conosciamo da vicino: infatti, vi abbiamo partecipato in prima persona e vi racconteremo la nostra esperienza.

Allora partiamo con la prima tappa! In ordine di tempo, il primo Carnevale ad essere festeggiato in Canavese è quello di Ozegna.

La maschera caratteristica del paese è “il Gavasun” che, con la compagna “la Gavasuna”, rappresentano i semplici contadini che incarnano l’Ozegnese medio del secolo scorso. L’origine del nome? si pensa che derivi dal “gavas”, una sorta di gozzo che anticamente avevano molti abitanti di Ozegna a causa delle zone paludose delle risaie dei dintorni e dell’acqua scarsa di iodio. Nel tempo questo termine si é trasformato in un appellativo (davvero riservato a pochi conoscitori della lingua canavesana!) che indica qualcuno che ha sempre da ridire su tutto, un brontolone.

Nei giorni delle sfilate si muovono sempre accompagnati dalle damigelle, ruolo riservato alle bambine del paese, e vivono intensamente i vari appuntamenti storici, dalla visita delle scuole per festeggiare con i bambini alla cena di chiusura del Carnevale locale, cena a base di polenta e merluzzo come da tipica tradizione piemontese.

“Sicuramente questa esperienza permette di stringere un legame indissolubile con le usanze tramandate dalle generazioni precedenti e rievocare in modo festoso il nostro passato. Per gli abitanti di Ozegna é  un grande onore poter prender parte attivamente alla manifestazione che giunge quest’anno alla sua 46^ edizione. Questa esperienza permette di vivere il cuore della tradizione del paese anche ai più giovani, perchè si frequentano le varie realtà locali come il centro anziani e la parrocchia che, altrimenti, pochi giovani conoscerebbero”. Queste sono le parole di Giulia Bartoli, damigella nel 2012, che ancora con fierezza ricorda l’allegria di quei giorni di festa condivisi con i giovani ed i meno giovani di Ozegna.

Ma molti altri ragazzi non dimenticano la tradizione e si prestano, per i giorni di Carnevale, a rappresentare l’allegria del proprio paese. Giulia Scaringella, ad esempio,  ha preso parte al Carnevale di Castellamonte del 2018, vestendo i panni fastosi di una damigella.

I personaggi storici di questo carnevale sono “la Bela Pignatera”, affiancata dal Primo Console, ed “il Re Pignatun”. I nomi di queste maschere suonano strani, ma i veri Castellamontesi riconoscono il rimando alla tradizione della ceramica ed alle celebri “tofeje” canavesane, che altro non sono che pignatte di terracotta usate per far cuocere i fagioli, tipico piatto di Carnevale qui nella zona. Ora questa tradizione é caduta in disuso, ma fino a qualche decina di anni fa nel corredo di una sposa di Castellamonte non poteva mancare la personale tofeja! 

Il carnevale di Castellamonte é ricco e e ci sono molte altre figure secondarie da ricordare: le sette damigelle che rappresentano le sette porte di Castellamonte, il Clavario e i terzieri. I protagonisti impersonano i Conti di Castellamonte che regnarono a fine 1300.

“Nel 2018 mi è stato proposto di sfilare come damigella del Rione San Pietro per il mio paese. E’ stata un’avventura magnifica ed è stato un onore per me poter prender parte a questa tradizione che la mia famiglia porta avanti da generazioni. Ho sentito molto la vicinanza di tutti i Castellamontesi che sono scesi in strada per accoglierci.” Ecco come Giulia ricorda l’esperienza delle sfilate che occupano un gran numero di giornate nel mese di febbraio.

Di WeMoro

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