– di Uigden Nabili –

Stavo riflettendo su un sogno che ho avuto la scorsa settimana, in cui attraversavo un ponte verso qualcosa di sconosciuto, pronto a procedere verso ciò che verrà dopo.

“Ma tu non l’hai fatto”.

Morrie attese un momento. Scosse leggermente la testa.

“No, non l’ho fatto. Ma sentivo che avrei potuto. Capisci? È questo che stiamo tutti cercando. Una pace certa con l’idea di morire. Se sappiamo alla fine di poter raggiungere quella pace con la morte, allora possiamo finalmente fare ciò che è veramente difficile.”

“Quale sarebbe?”

“Fare pace con la vita.”

Tutti noi sappiamo che non vivremo eternamente, ma sapere che non c’è una data prestabilita ce lo fa credere. 

Ogni giorno ci addormentiamo con la certezza che il giorno dopo riusciremo a riaprire gli occhi e ad andare avanti con la nostra vita. Stanchi, senza neanche il tempo di riflettere sulla giornata che abbiamo trascorso, sprofondiamo nel letto, con un’ambizione che non ci abbandona mai, ma senza quell’umiltà che ci permetterebbe di mettere in discussioni alcuni aspetti della nostra esistenza.

Tuttavia, la vita è imprevedibile; se scoprissi che ti mancano pochi mesi di vita, continueresti a vivere come se niente fosse o cambieresti completamente prospettiva?

Ciò che oggi per te è essenziale, lo sarebbe anche se avessi a disposizione un tempo limitato?

Ed ecco che ogni cosa assumerebbe un valore diverso, anzi ogni cosa assumerebbe valore. 

Sicuramente avremmo perennemente il timore di non godere appieno degli ultimi attimi della nostra vita, ma almeno riusciremmo a distinguere quelli che vale la pena vivere e soprattutto riusciremmo ad assaporare intensamente le piccole gioie della quotidianità.

E se in quegli ultimi giorni della nostra esistenza riuscissimo ad aiutare qualcuno a comprendere la vita stessa? 

È proprio questo il tema centrale del romanzo “Tuesdays with Morrie”.

Morrie Schwartz, un insegnante di sociologia, scopre di soffrire di una malattia neurodegenerativa, che porta ad una paralisi muscolare progressiva. Gli ultimi mesi della sua vita sono stati segnati dalle visite settimanali di un suo ex studente, Mitch Albom, il quale si ricongiunge con lui inaspettatamente. 

I loro incontri si trasformano in un’ ultima grande “lezione”: una lezione di vita. 

A Morrie è stata diagnosticata la SLA, una malattia terminale in cui il cervello perde gradualmente il controllo dei muscoli e quindi la capacità di camminare, parlare, mangiare e alla fine di respirare. Avere  la SLA è come essere prigionieri del proprio corpo, condannati ad osservare impotenti le proprie membra logorarsi piano piano.

Nonostante la malattia, che di fatto è una condanna a morte, Morrie ha mantenuto intatta la sua filosofia di vita e il suo spirito libero.

Nel corso di questo libro, vengono descritte le visite settimanali di Mitch presso la casa di Morrie, dove il professore trasmette al suo ex studente le sue sagge intuizioni su un’ ampia gamma di argomenti tra cui l’amore, la mortalità e l’importanza di vivere una vita significativa.

Tutto questo con un unico scopo: vivere felici e senza rimpianti.

Morrie diventa così un mentore e amico di Mitch e lo aiuta ad affrontare i problemi che lo affliggono costantemente.

Prima di incontrare Morrie, Mitch avverte in sé il desiderio di comprendere a fondo gli intricati temi della vita, dell’amore e della morte. Gli incontri con il professore assumono così la forma di un percorso profondo di auto-riflessione per Mitch, che aspira a cogliere un significato più ampio nella propria esistenza.

Dalle parole di Morrie traspare come la malattia non rappresenti per lui motivo di vergogna; anzi, egli considera sé stesso fortunato per possedere una mente in grado di pensare lucidamente.

Non si può fare a meno di pensare che l’atteggiamento di Morrie possa essere utilizzato anche nelle situazioni più semplici. Egli ha rafforzato in me l’idea di come ogni avversità debba essere vista come una tappa necessaria e fondamentale al fine di dare un senso alle nostre azioni.

 È impressionante pensare di quanta consapevolezza e sicurezza abbia bisogna una persona per arrivare ad accettare una simile condizione in tal maniera, pur sapendo di ritornare ad aver bisogno di qualcuno o di qualche macchinario per svolgere le attività vitali più scontate, come mangiare o respirare. Molti di noi interpreterebbero ciò come la perdita della propria dignità, ma dal punto di vista di Morrie non lo è affatto, secondo lui infatti la gentilezza e la sicurezza verso sé stessi sono alla base della felicità.

Morrie ritiene che sia giusto provare sofferenza e che sia benefico versare lacrime, ma il modo di affrontare la vita non si deve limitare a questo. Non possiamo incolpare noi stessi di qualcosa su cui non abbiamo potere, altrimenti non riusciremo mai ad andare avanti godendoci ogni momento che ci rimane da vivere.

Morrie non affronta la malattia da solo, ma è costantemente circondato da persone che si prendono cura di lui e che dimostrano il loro affetto intrattenendo con lui lunghe conversazioni al telefono, facendolo semplicemente ridere o guardando un film insieme; questo è tutto ciò di cui lui ha bisogno. Morrie, infatti, non respinge mai nessuno, ma manifesta sempre i sentimenti che prova verso chiunque.

Con l’intento di aiutare gli altri, partecipa a numerose trasmissioni televisive, condividendo attraverso interviste le preziose lezioni apprese dall’esperienza.

Morrie insegna a Mitch come sopravvivere in un mondo frenetico, veloce e opprimente, dove è facile smarrire la propria identità e rischiare di non ritrovarla più. Spesso le persone intraprendono una corsa infinita,  alla ricerca di qualcosa, ma persino loro non sanno cosa inseguono. Tuttavia, quando raggiungono l’oggetto del desiderio, spesso beni materiali, si rendono conto che il vuoto interiore persiste, nonostante il successo ottenuto. 

Morrie sottolinea l’importanza di parlare apertamente dei propri problemi per riuscire ad accettarli. Egli invita ad abbracciare l’amore degli altri e a condividere il proprio, rivelando così una via per colmare quel vuoto interiore che molti sentono da sempre.

“Tuesdays with Morrie” è perciò un inno alla vita, ma soprattutto una fonte di ispirazione per coloro che cercano di dare un significato alla propria esistenza. La prosa semplice, ma profonda di Albom cattura l’essenza delle lezioni di vita di Morrie, creando un’esperienza di lettura emozionante e riflessiva. La connessione che si instaura tra i due personaggi principali è ciò che maggiormente mi ha colpito, poiché rappresenta come alla fine l’essere umano sia la maggior ricchezza per l’essere umano stesso.

“Ma dare agli altri è quel che più mi fa sentire vivo. […] Offrire il mio tempo, far sorridere qualcuno che prima era triste, è quanto di più vicino a sentirmi sano io potrò mai provare. Fa il genere di cose che ti vengono dal cuore. Quando le farai, non ne resterai insoddisfatto, non sarai invidioso; non desidererai le cose altrui. Al contrario, sarai sommerso da quel che ti verrà in cambio.”

Di WeMoro

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