di ANNA SORU

Rita J. King è una scienziata al National Institute of Aerospace e co-direttrice di Science House. In occasione del TEDxYouth NASA è stata invitata a tenere un discorso e durante  l’evento per studenti, a dispetto di quello che tutti potevano immaginare, si è presentata con un vestito dorato, ricoperto di paillette, corto sopra il ginocchio e a spalle scoperte. Sicuramente una scelta insolita, rispetto all’immaginario comune di una donna in carriera, spesso e volentieri vestita in modo serio e con indosso un tailleur.

Questa scelta coraggiosa, è stata voluta dalla scienziata per sottolineare l’importanza della richiesta che aveva ricevuto da un gruppo di ragazze, ovvero indossare qualcosa di luccicante: volevano credere che gli scienziati potessero essere “scintillanti” e, andando oltre gli stereotipi, per una volta vedere una “secchiona” luccicare.

“Indossare brillantini non diminuisce in alcun modo la serietà di ciò che stiamo facendo”, ha detto Rita.

Il modo in cui ci vestiamo influenza la percezione che gli altri hanno di noi e, se ci si pensa bene, non è così strano: è il primo aspetto che le persone notano quando ci presentiamo davanti ai loro occhi. Non bisogna però dare ascolto a giudizi troppo affrettati, perché spesso spingono le persone a sbagliare, come dimostra  questa storia:

“Ho seri motivi per ritenere che il pianeta da cui proveniva il piccolo principe fosse l’asteroide B612. Questo pianeta è stato osservato al telescopio una sola volta, nel 1909, da un astronomo turco.
 A quei tempi aveva reso pubblica la sua scoperta durante un congresso internazionale di astronomia. Ma nessuno gli aveva creduto per il modo in cui era vestito. […] L’astronomo ripetè la sua dimostrazione nel 1960, con indosso un abito molto elegante. E questa volta tutti gli diedero ragione”.

da Il Piccolo Principe.

Le persone sono abituate all’idea che, per essere presi sul serio ed essere ascoltati, bisogna vestirsi e apparire in un determinato modo. Ma come ci dimostra, con il suo gesto, Rita J. King la serietà e lo spessore di qualcuno non dipende dai suoi indumenti, ma dall’individuo stesso. In un mondo sempre più progressista, in cui anche le donne ricoprono ruoli importanti, quest’ ultime non dovrebbero adeguarsi a un modo di fare maschile, anche per quanto riguarda l’abbigliamento, per timore che la loro femminilità venga associata e frivolezza e minor competenza. Ogni mattina impieghiamo del tempo per scegliere gli indumenti da indossare pensando a quello che potrebbero dirci gli altri. Tale atteggiamento è sbagliato: dovremmo selezionare  i vestiti che meglio ci rappresentano, perché possono essere un mezzo di espressione della nostra personalità. Bisognerebbe prendere tutti esempio da quelle ragazzine che nella semplicità e nella purezza del loro modo di vedere le cose, riescono a sognare di diventare delle scienziate ed essere allo stesso tempo come delle principesse. Le persone dovrebbero sentirsi libere di mostrarsi come preferiscono e dare più ascolto a quella vocina del bimbo che c’è in ognuno di noi e che non teme di osare e distinguersi dagli altri. È  importante inoltre imparare a vedere oltre l’apparenza perché, come dice il Piccolo Principe, l’essenziale è invisibile agli occhi.

L’immagine in copertina è una delle installazioni sulla Pista 500 (dove si estende la programmazione della Pinacoteca Agnelli) allestita site specific, il nome di questa mostra di Sylvie Fleury è “Turn me on” con una doppia allusione che lega due temi a lei cari: la passione e la libertà sessuale delle donne e le auto.

Di WeMoro

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