A CURA DI GIULIA BARTOLI E GIULIA SCARINGELLA

Anche quest’anno torna, come ogni 27 gennaio, la Giornata della Memoria e con essa si moltiplicano le innumerevoli proposte sul tema della Shoah.  In modo a volte un po’ casuale ci si imbatte in questi giorni in film, documentari, interviste, libri e programmazioni varie che riportano alla memoria l’abominio di questi fatti dolorosi. Purtroppo il tutto, talvolta, sa un po’ di “forzatura televisiva” poiché  sembra quasi politically incorrect in questa settimana non affrontare il tema nei vari palinsesti. E così, come ogni anno, sfilano di nuovo sugli schermi film certamente “capolavori”, ma che abbiamo già visto e rivisto e che finiscono con lo scivolare silenziosamente nel déjà-vu. 

Anche a scuola, spesso, le proposte sono sempre le stesse e così noi di WeMoro vorremmo suggerirvi alcuni spunti per vivere il  ricordo della Shoah in modo diverso. Questo non per snaturare o sminuire il valore del ricordo, ma per renderlo ancora più forte, con colori più decisi e voci che secondo noi urlano ancora più forte.

 Abbiamo pensato ad un percorso in quattro tappe, viaggiando negli orrori della Memoria attraverso un film, un documentario e una canzone che raccontano la stessa esperienza con voci, toni e modi diversi.

Cominciamo con il film : “Una volta nella vita”.

E’ ispirato ad una storia vera, dei nostri anni, ambientato nel Liceo di Leon Blum di Créteil, a sud-est di Parigi. Qui una professoressa apparentemente “fuori moda”, che parla a ragazzi disagiati e difficili di Arte e di Storia, propone proprio alla sua classe più problematica un progetto corale: partecipare a un concorso nazionale di storia dedicato alla Resistenza e alla Shoah. Grazie a questa attività, i ragazzi affronteranno tematiche complesse, quali il razzismo, le relazioni miste e la conversione religiosa. Ognuno affronta con uno spirito diverso l’iniziativa, eppure il risultato è straordinariamente emozionante, tanto da cambiare la vita di questi studenti in cui ci si può facilmente immedesimare.

Ci é piaciuto perché il tema della Shoah é abilmente gestito dal regista in modo da non scadere nel classico lacrimoso ricordo, ma affrontato come “una storia nella storia” che illumina anche tutti gli altri aspetti della vita di gruppo tra adolescenti.  Ci sono, infatti, tanti spunti di riflessione che agganciano temi importanti e delicati come la convivenza rispettosa di culture e religioni diverse, il valore motivante di una scuola che insegna a vivere nel mondo diventando addirittura occasione di riscatto sociale, e così via.

Immagine Pixabay

L’obiettivo del documentario “#Anne Frank. Vite parallele”, di Sabina Fedeli e Anna Migotto, è quello di far percepire agli spettatori le sensazioni e gli avvenimenti quotidiani della famiglia Frank nella stanza in cui si rifugiarono per scappare dalle persecuzioni naziste. Il viaggio, estremamente toccante e intimo, è guidato dalla voce del premio Oscar Helen Mirren, le cui letture si contrappongono alla narrazione di Katerine, una ragazza che incontra alcune sopravvissute all’Olocausto e scrive un diario simile al “Diario” di Anne. È così che si conosce la storia di altre cinque donne protagoniste dell’Olocausto.

 Il set è la camera del rifugio segreto di Amsterdam in cui Anna resta nascosta per oltre due anni prima di essere deportata.  

Questa idea della stanza ha affascinato anche il teatro italiano che ha sperimentato un toccante “viaggio virtuale”: al Piccolo di Milano é stata realizzata una dettagliata ricostruzione ambientale che ci riporta al 1942, proprio alla stanzetta di Anna ad Amsterdam. In questo spazio angusto e soffocante, pieno di cupi ricordi, si alternano gli interventi di alcuni personaggi del mondo della cultura, del giornalismo sperimentando un “viaggio virtuale” nella memoria che segna tutti quelli che, come si vede, sentono su di sé l’angoscia della protagonista.

Il documentario #Anne Frank. Vite parallele.

E per chiudere, una canzone: “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) “.

Francesco Guccini scrive e canta la storia terribile di uno delle migliaia di bambini morti e bruciati nel famigerato campo di sterminio nazista. È un bimbo senza nome, ma che canta per tutti e che, con la sua dolcezza, colpisce al cuore. Non servono molte parole per commentare una storia che diventa il simbolo dell’orrore, il ricordo dei sei milioni di vittime della vergogna hitleriana: basta lasciarsi trasportare dal racconto di una voce “passata per un camino” che ora canta nel vento con una dolcezza che commuove. 

Guccini scrive di Auschwitz, ma per tutti noi si allarga la riflessione anche ai giorni nostri, alla guerra ed ai morti, anche bambini, dell’Ucraina, e quindi possiamo pensare a questo testo come alla condanna di ogni guerra.

Ci auguriamo che questi spunti possano aiutarvi ad acquisire consapevolezza riguardo l’importanza della Memoria affinché il ricordo di questa strage possa essere un monito per il futuro di tutti noi. Ecco perché vi lasciamo con una frase di Liliana Segre:

Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.

Di WeMoro

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