DI MARCO MONDELLO E FLAVIO SANDRETTO

8 Marzo 2022 

In questa data, che dal 1977 è universalmente nota come ‘giornata delle donne‘, noi della redazione di WeMoro ci siamo  interrogati su quale poteva essere il nostro contributo per celebrare una festa che quasi sempre si riduce al dono della mimosa accompagnata da qualche ovvia banalità ed, invece , ricordare a tutti che questa giornata è un richiamo ad un diritto fondamentale: la cancellazione della discriminazione di genere.  

Senza spingerci tanto lontano, abbiamo guardato “in casa nostra”, nel nostro istituto tecnico, dove sono davvero pochissime le ragazze che si impegnano ad affrontare un corso di studi che negli ultimi anni è diventato quasi esclusivamente maschile. A dimostrazione forniamo i numeri: a fronte delle numerose possibilità di lavoro che offre un istituto tecnico come il nostro, ci sono solo sei ragazze che stanno frequentando il biennio. Ecco perché abbiamo chiacchierato con due di queste “mimose“, a rappresentanza del gruppo, per confrontarci sul perché della loro scelta, su come si rapportano  in una classe quasi interamente maschile, e riflettere insieme sulla discriminazione di genere.  

L’immagine  che ci è rimasta dopo quest’intervista è che davvero le ragazze non siano minimamente infastidite dal fatto di frequentare una scuola considerata “per maschi” e che che vogliano fare in futuro un lavoro che piace, indipendentemente che sia “per maschi” o “da femmine” perché, come tutti noi, credono che professioni o corsi di studio legati al genere non esistano e che sia solo un preconcetto sbagliato ed ormai superato che appartiene a generazioni passate.  Dovrebbero essere ormai presenti nella memoria collettiva di tutti le voci e le immagini delle proteste portate avanti dalle donne nel passato per il rispetto dei loro diritti, che non devono e non dovranno essere mai dimenticati per ottenere quell’uguaglianza tanto sofferta.

Ma ci siamo davvero riusciti? Anche nel nostro piccolo, purtroppo, ancora oggi  permangono alcuni esempi di disparità di genere, anche nel pensiero comune che viviamo quotidianamente.  Un esempio banale ?  Come mai, se pensiamo all’ idraulico, ci viene in mente esclusivamente una figura maschile, mentre una maestra ce la immaginiamo sempre donna? Certo, sappiamo che questo è frutto della nostra storia e delle abitudini sociologiche, ma non dovrebbe essere così, non nel 2022 dopo centinaia di esempi positivi che le donne ci hanno mostrato. 

E qui, proprio qui, all’Itis? Abbiamo fatto la nostra “mini-indagine”: come sapete, ogni locale è intitolato a qualche personaggio importante. Così abbiamo semplicemente girato per la scuola e contato per scoprire che su 50 locali solo 10, ahimè, sono intitolati a figure femminili! I numeri non mentono: c’è ancora molta strada da fare!

Tra i locali, però, abbiamo apprezzato il fatto che parecchi laboratori siano dedicati a donne (Robotica con Barbara Mazzolai, Cad con Emma Strada, la prima donna italiana a laurearsi in Ingegneria,  e Amalia Ercoli-Finzi, Fisica con Fabiola Gianotti, che dirige il Cern di Ginevra) con storie professionali importantissime alle spalle. 

Ed anche in politica un importante segnale: un’aula è dedicata a Nilde Iotti, che è stata la prima donna a rappresentare la terza carica dello stato come presidente  della Camera dei deputati.

Ma vogliamo essere positivi, vedere “rosa”, poiché dagli anni ‘30 quando le donne italiane non avevano nemmeno il diritto di voto, abbiamo compiuto dei meritatissimi passi avanti grazie a delle figure indimenticabili riconosciute a livello internazionale grazie anche alla consegna del premio Nobel. Qualche esempio per tutti: in campo scientifico ricordiamo Marie Curie, unica donna a vincere due Nobel in due campi diversi, uno per la fisica e uno per la chimica, e Rita Levi Montalcini, nominata senatrice a vita dal 2001 e vincitrice anche lei del Nobel nel campo della medicina. Altro Nobel femminile in Letteratura, a Grazia Deledda.

Ma l’ultima donna che vogliiamo con piacere citare, anche se non italiana,  è Malala Yousafzai, blogger pakistana che è nota per aver avuto il coraggio di ribellarsi all’ orrore della misoginia dei talebani mettendo a repentaglio la sua vita per l’ uguaglianza, venendo insignita del Nobel per la pace nel 2014, condividendo questo onore con altre due donne di altissimo valore morale (nel 1991 Aung San Suu Kyi e l’anno successivo Rigoberta Menchù Tum).

Con sicurezza ci sentiamo di dire che durante questo periodo storico che ci sembra così aspro e duro, durante il quale siamo stati lontani a causa della pandemia, dove abbiamo visto gli orrori che continuano ad essere commessi nel regime dei talebani, fino a quest’ultima follia di guerra con l’invasione dell’Ucraina e le sue immagini di donne coraggiosissime, la forza delle donne ci  deve far riflettere

Quindi, come nostro omaggio all’8 marzo, condividiamo questa intervista e buona visione!  

Di WeMoro

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