DI GIADA BREVIGLIERI, GIULIA BARTOLI E ANNA SORU

Di cosa si parla?

L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna. Ricorrenza che ogni anno ci ricorda di celebrare tutte le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne. Quella che, nell’accezione comune, è chiamata “Festa della donna” viene anche associata ad un altro giorno molto importante, il 25 novembre: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La Giornata internazionale dei diritti della donna, però, serve anche a ricordarci che la lotta per ottenere i diritti che ci spettano non è ancora terminata. Molto spesso ancora oggi, accade che ad un colloquio di lavoro venga chiesto alla donna se è intenzionata ad avere figli. A casa di comportamenti di questo tipo, il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva; percentuale che sale all’aumentare del numero di figli, fino al 52,5% delle donne con tre o più figli inattive.

Questi dati sono il risultato di forti discriminazioni radicate nel mondo del lavoro così come nell’intera nostra società. Un altro caso di discriminazione molto comune riguarda la retribuzione sul lavoro, generalmente inferiore rispetto a quella degli uomini. Basti sapere che, in media, in Europa una donna riceve una retribuzione inferiore del 14,8% rispetto a quella dei colleghi uomini. In Italia, volgendo uno sguardo agli stipendi del 2019, si osserva un divario del 5%. Sebbene da 56 anni sia in vigore la legge sulla parità di retribuzione, sembra non sia cambiato molto.

Parentesi storica

Durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si svolse a Mosca nel 1921, fu stabilito che l’8 marzo fosse la Giornata internazionale dell’operaia. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che la celebrò il 12 marzo.

Nel settembre 1944 a Roma è stato istituito l’UDI (Unione Donne Italiane) dove si è deciso di celebrare il successivo 8 marzo la giornata della donna nelle zone liberate dell’Italia.

Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l’iniziativa non venne considerata dai parlamentari, per cui fu un buco nell’acqua.

Nonostante nel decennio successivo la società iniziasse a cambiare, la ricorrenza continuò a non essere al centro dell’opinione pubblica, finché, negli anni Settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.

Donne che combattono

Vogliamo ricordare due figure immensamente rappresentative del movimento femminista tra passato e presente: Rita Levi-Montalcini ed Emma Watson.

La prima ebbe un ruolo di primo piano nella ricerca scientifica, nello specifico nel campo della neurologia tanto da vincere un premio Nobel per la medicina nel 1986. Inoltre, attraverso campagne e fondazioni, si è spesa in prima persona per migliorare le condizioni delle donne nei paesi in via di sviluppo, soprattutto  per quanto riguarda l’aborto e gli innumerevoli diritti che le femministe tentano di ottenere con caparbietà.

“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza”

– Rita Levi-Montalcini

Emma Watson è una giovane attrice britannica, risoluta attivista e portavoce dei valori femministi attraverso potenti discorsi che mirano a risvegliare la coscienza degli uomini, sottolineando che la disparità di genere colpisce ognuno di noi. Il 7 luglio 2014 viene nominata Goodwill Ambassador, ambasciatrice di buona volontà, dall’UN Women, l’entità delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne. Per raggiungere l’uguaglianza, Emma invita alla lettura di libri importanti (Piccole Donne, Siddhartha, Il GGG), che presentano occasioni di riflessione e condivisione.

“Il femminismo è dare alle donne libertà di scelta”

– Emma Watson

Mona Lisa Smile

Per concludere al meglio il nostro articolo, pensavamo di consigliarvi un film che vale la pena vedere almeno una volta nella vita e che riguarda proprio i temi trattati in questo articolo.

Trama: la storia è ambientata al Wellesley College: prestigiosa scuola femminile, dove le materie sono un optional rispetto all’insegnamento base, ossia che lo scopo primo nella vita di una donna resti ancora il matrimonio. In questa realtà retrograda irrompe la nuova insegnante di storia dell’arte: Katherine Watson, 36 anni, fiera, nubile, convinta di poter aprire le menti delle sue represse, ma non ottuse, allieve benestanti. Ne seguiranno diversi scontri con il corpo docenti e le studentesse. 

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=q-k2O40IRX8

Giada Breviglieri, Giulia Bartoli, Anna Soru

Di WeMoro

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