– di Uigden Nabili e Alessandro Fusco-

E se ti dicessi “menù della poesia”?  A cosa penseresti?  Io mi immagino un mare di parole e sentimenti disposti come fossero piatti gourmet su un tavolo, pronti ad essere scelti, gustati,  assaporati con la stessa cura e attenzione che dedichi ai piaceri culinari. 

Ogni piatto è unico nel suo genere e spesso ti lasci attrarre più dal suo “titolo” sul menù piuttosto che dagli ingredienti che lo compongono, quindi la scelta non è sempre razionale. Succede così anche con le parole, che diventano ingredienti per poesie prelibate, da selezionare con cura e passione attraverso le emozioni che ti guidano: a volte sei più da L’infinito di Leopardi, altre stai fluttuando sulla nuvola dell’amore, perciò desideri assaporare Se saprai starmi vicino.

Spesso, quando pensiamo alla poesia, la appiattiamo in un’analisi critica, vincolandola ad una serie di regole e immagini da decifrare. Ci vengono in mente i grandi poeti e i loro amori platonici, ma subito, da bravi scolari, li classifichiamo in movimenti letterari e analizziamo le tecniche linguistiche.

Ma abbiamo mai provato ad ascoltare o a leggere una poesia per semplice diletto o curiosità? 

Proviamo a liberare la mente dalle preoccupazioni e dai limiti che noi stessi ci imponiamo, lasciando fluire i pensieri, anche quelli che ci sembrano più insignificanti.  

Nel concederci questa libertà, possiamo scoprire che le emozioni che proviamo leggendo o scrivendo poesie sono condivise da molti altri. Ci rendiamo conto che non siamo soli nei nostri pensieri e nelle nostre esperienze, ma facciamo parte di un universo di sentimenti condivisi e condivisibili.

Perché, alla fine, la poesia non è altro che quel soffio leggero che ci accarezza l’anima, che ci fa sentire vivi e ci unisce agli altri attraverso la magia delle parole.

Ma torniamo al nostro ristorante…

Le maitres/ attrici Elena Aimone e Valeria Perdonò hanno cercato di trasmetterci il significato di poesia, lasciando un segno nei cuori di ognuno di noi studenti, tramite un’esperienza straordinaria presso l’Istituto Aldo Moro, che ha coinvolto gli studenti in un viaggio emotivo e intellettuale attraverso la fusione di poesia e teatro. La loro visita è stata molto più di una semplice “presentazione delle pietanze”: è stata un’immersione profonda nell’animo umano attraverso le parole e le emozioni.

Si sono presentate in ciascuna classe dell’istituto con “Il menù della poesia” chiedendoci di scegliere quelle che avremmo gradito ascoltare, proprio come se fossimo invitati ad un pranzo e non a scuola. E, come si conviene ad ogni buon ristorante, serviva un menù! Solo che questa volta non c’era un elenco di pietanze, ma, come abbiamo intuito dalla loro recitazione delle “portate”, il  menù ci parlava di temi amorosi, amari e seri, anche sotto forma di canzone.

Era quasi impossibile distogliere l’attenzione dalle loro parole, non si capiva mai quando le attrici recitavano e non interpretavano una parte.

Subito dopo la prima poesia recitata, il senso di stupore ha vinto sui pregiudizi iniziali.

Il risultato ha superato di gran lunga le nostre aspettative: non si trattava soltanto di ascoltare qualcuno leggere ad alta voce una poesia, ma di assistere a una vera e propria interpretazione da parte di due attrici capaci di penetrare nell’animo di chi le ascolta.

Per comprendere il senso di una poesia, infatti, è importante la modalità con la quale viene condivisa. Proprio grazie alla loro capacità di vivere quello che ci declamavano, anche per noi è stato possibile immedesimarsi nei personaggi di ogni storia. 

È stato così, ad esempio, con Le piccole cose che amo di te di Stefano Benni, testo che ci ha permesso di comprendere ogni singolo stato d’animo solo attraverso l’ascolto del tono della voce. La poesia racconta l’evoluzione di una storia d’amore, dal punto di vista della donna. Si comincia dolcemente, con toni languidi, ripetendo via via gli stessi versi che, nel proseguire della storia, vengono recitati con un tono sempre più aggressivo e ironico. È così che la protagonista, prendendo confidenza con il proprio partner e perdendo via via lo smalto luccicante del primo amore, arriva ad esprimere quello che pensa realmente.

Si scopre così il messaggio: l’entusiasmo iniziale fa sì che non venga dato peso agli aspetti negativi della persona amata, accettandoli e quasi fingendo che siano positivi. Con il passare del tempo, però, la donna acquisisce sempre più consapevolezza dei difetti del suo compagno. 

la tua caffettiera che sibila in cucina
l’odore di pipa anche la mattina
il tuo profumo un po’ demodé

Arrivata ormai alla piena confidenza, la donna arriva al limite della sopportazione, urlando e rinfacciando al suo uomo il fastidio per quei comportamenti che ormai sono diventati insopportabili: 

la tua caffettiera che è esplosa finalmente, in cucina!
la pipa che impesta fin dalla mattina
il tuo profumo di scimpanzé

Attraverso le loro performance, le attrici ci hanno trasmesso il vero significato dell’arte, andando oltre le semplici spiegazioni e condividendo con noi le loro stesse visioni e sensazioni. Hanno creato un’atmosfera di condivisione e riflessione, dove ogni intervento era importante e nessuna opinione banale. Sono riuscite a toccare argomenti profondi come l’amore, la libertà e l’uguaglianza di genere in modo originale e accattivante.

Durante l’incontro c’è stato spazio per tutti: con leggerezza hanno dato voce agli studenti, chiedendo cosa significasse la poesia per ciascuno, cosa si aspettassero al termine dell’incontro e persino incoraggiandoli alla fine a creare una poesia vera propria con il contributo di ognuno. La loro simpatia e la loro energia contagiosa hanno catturato l’attenzione fin dal primo istante, rendendo l’esperienza non solo educativa, ma anche profondamente coinvolgente e significativa.

“L’ultima delle cose che ci saremmo aspettati era di tornare a casa con una nuova lampadina accesa nella testa, quella della poesia. Tanti ragazzi come noi associano il termine poesia ad un argomento pesante o un poeta con qualche problema sentimentale. Strano che un incontro di un’ora abbia cambiato la nostra visione di essa!”

Di WeMoro

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