DI GIULIA COMOGLIO E ANNA GUIA

È possibile rendere attuale una novella scritta oltre cento anni fa? In questa settimana la compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa ha tentato questa impresa, mettendo in scena la novella pirandelliana “la patente” nell’aula magna del Moro.

Gli attori, Maria Luisa Abate e Paolo Oricco, non si sono limitati ad inscenare la novella, ma hanno tenuto per gli alunni delle classi seconde una lezione spettacolo, durante la quale hanno alternato alle scene recitate momenti di spiegazione e di riflessione sul pensiero di Pirandello e sulle loro scelte interpretative.

La lezione-spettacolo si è articolata in due momenti: una prima lettura a due voci del testo della novella e una rappresentazione in chiave moderna del dramma originale. Quest’ultima in particolare ha rovesciato le aspettative del pubblico. Non solo entrambi i personaggi protagonisti della vicenda (il giudice D’Andrea e Chiàrchiaro) sono stati interpretati dallo stesso attore, ma tutta la storia è stata assimilata all’esperienza di un artista di strada. Questa scelta così particolare ha un significato ben preciso: Chiàrchiaro viene emarginato dalla società, così come spesso il ruolo dell’artista (soprattutto di strada) viene sminuito e pregiudicato. Questo tema, approfondito nella fase di dibattito finale, è estremamente attuale, nonostante la novella risalga a oltre cent’anni fa. Inoltre la scelta di interpretare contemporaneamente due personaggi è stata spiegata dall’attrice Maria Luisa Abate mostrando come, anche se diversi, i due personaggi in realtà condividono lo stesso stato di emarginazione sociale; citando gli attori stessi «sono due facce della stessa medaglia». Un altro argomento al centro del dibattito è stato quello dell’eccessiva importantanza dell’apparenza nella società attuale, basata sui pregiudizi nei confronti del diverso. 

L’abilità degli attori è subito emersa, ed è stata molto apprezzata dal pubblico; sono riusciti a trasmettere il messaggio più profondo anche tramite una rappresentazione comica. In particolare nella seconda parte sono riusciti a caratterizzare i personaggi con costumi semplici e senza cambi o uscite di scena, utilizzando esclusivamente l’alterazione del tono di voce, della mimica facciale e del modo di muoversi. Gli unici oggetti scenici utilizzati sono stati delle valigie, mentre la musica era finalizzata ad ambientare l’ esibizione dell’ artista di strada protagonista, il mago “Maguz”, la cui bravura, come hanno sottolineato gli attori, stava nella presentazione al pubblico di trucchi di magia anche troppo semplici. 

Un’esperienza molto divertente per tutti, che ha offerto sia la possibilità di svolgere una lezione decisamente alternativa, sia molti spunti di riflessione.

Di WeMoro

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